Ho accettato con piacere la proposta di scrivere per la Terza pagina del sito web UILPA perché parlare di arte non è lontano dalle tematiche sindacali che ci vedono impegnati quotidianamente. L’arte infatti può essere tante cose: denuncia, riflessione, sogno, impegno sociale e altro ancora.
Per cominciare ho scelto il pittore veneziano Emilio Vedova e l’ho fatto per la sua attualità e per il suo messaggio.
Vedova resta, anche dopo la sua scomparsa nell’ottobre del 2006, un pittore straordinario, capace di mantenere nel corso di tutto il suo excursus artistico un dialogo con la storia. Capace di misurarne conflitti e contraddizioni in una dialettica non così lontana dai nostri giorni.
La storia intesa come respiro e vampate della sua pittura, che ha agito all’unisono con le sue battaglie per i diritti civili, il pacifismo, contro la violenza delle dittature, per incalzare il cambiamento, per la tutela di Venezia, la cura dei suoi luoghi più antichi e molto, molto altro ancora.
Vedova è per me un contemporaneo da cui traggo ispirazione: nella vita come nell’arte ha unito etica ed estetica, messo al centro della sua speculazione l’uomo come riverbero delle infinite costellazioni dell’universo, rivoluzionato la pittura con un originalissimo percorso riconosciuto fin dagli anni cinquanta.
Un grande artista che ancora oggi pone domande, solletica dubbi e costruisce percorsi che si muovono in tante direzioni.
Tutte le sue opere nascono da un unico, straordinario accumulo di energia creativa che esplode nella sequenziale ininterrotta creazione di capolavori astratti.
Vedova attraverso i suoi dipinti denuncia l’abominio della dittatura in Spagna, delle infamie naziste nelle stanze-studio della Berlino degli anni sessanta ( gli Absurdes Berliner Tagebuch) e, infine, denuncia gli affanni del vivere quotidiano, la povertà e le diseguaglianze.
Non mancano nelle sue prime opere i richiami di Venezia distillati in opere che sembrano lontanissime dal Vedova astratto delle 109 tele in continuum, compenetrazioni/traslati del 87/88. Queste erano realizzate con una tecnica pittorica innovativa, così come in quella “composizione” di Dischi e Tondi creati negli anni 80/90. Pitture che interagiscono con lo spazio in un incrocio di forme ruotanti, colore che cola oltre il perimetro curvo della tela a imprimersi anche sul retro delle superfici, amalgama di forme, forse pacificate, di una vita spesa con un furore creativo che ha pochi eguali.
Diastole e sistole, protesta e resistenza di un artista che a ogni impeto fa corrispondere un lucido pensiero, e a ogni audace slancio e urto della sua pittura, emozioni e sentimenti di tale empatia, che sentiamo ancora vivi nel ricordo di quella sua possanza e autorità fisica.
Per questo ho deciso di partire da Emilio Vedova che con la sua creazione artistica ha posto al centro del suo gesto la denuncia, la storia nel suo dispiegarsi, la voglia di cambiamento e persino l’intero Novecento.
Nel prossimo appuntamento con l’arte parleremo di un altro straordinario pittore tedesco, vissuto per gran parte della sua vita in Francia: Hans Hartung. Lo faremo tenendo quel filo, o meglio, quello sguardo sull’arte informale /astratta che sembra anticipare i tempi e sa cogliere con particolare vigore il divenire della storia.
Due immagini dalla mostra “Rivoluzione Vedova” che racconta con 130 opere, tra installazioni e opere a parete, il punto di vista dell’artista veneziano.