La legge sul “Merito” proposta dal governo è un tentativo mal concepito che rischia di distruggere le fondamenta della pubblica amministrazione, invece di migliorarle. Ecco le principali criticità:
🚨 Meritocrazia distorta: Limitare al 30% i dipendenti con valutazione massima non solo è ingiusto, ma crea un sistema di esclusione che penalizza il 70% della forza lavoro, fomentando una competizione distruttiva invece di stimolare il miglioramento collettivo. È un modello che tradisce il vero spirito meritocratico.
🚨 Abolizione dei concorsi pubblici: Eliminare i concorsi per i dirigenti è una mossa dannosa che spalanca la porta a clientelismi, favoritismi e nepotismi. Senza selezioni trasparenti, le nomine diventano preda di logiche politiche, minando ogni possibilità di trasparenza e professionalità.
🚨 Eccessivo focus sull’individualismo: Premiare solo le performance individuali significa ignorare completamente la realtà del settore pubblico, dove la collaborazione è essenziale. Questo approccio riduce i dipendenti a meri ingranaggi di un sistema competitivo, distruggendo lo spirito di servizio pubblico e la capacità di affrontare sfide collettive.
🚨 Metriche quantitative miopi: Concentrarsi solo su numeri e risultati immediati è miope e pericoloso. Questo sistema rischia di premiare solo chi ottiene successi rapidi, trascurando progetti a lungo termine che sono fondamentali per l’efficacia e la qualità delle politiche pubbliche.
🚨 Penalizzazioni soggettive: Il legame tra retribuzione e valutazione, basato su criteri vaghi e facilmente manipolabili, non solo è ingiusto, ma crea un clima di frustrazione e insoddisfazione che demotiva i dipendenti, danneggiando l’intero sistema.
In sintesi, questa riforma non solo è inadeguata, ma pericolosa: amplifica le disuguaglianze, favorisce pratiche opache e mina la cooperazione, che è alla base di ogni buon governo. La vera riforma dovrebbe puntare su equità, trasparenza e un equilibrio tra metriche quantitative e qualitative, per garantire efficienza e giustizia nel settore pubblico.
Roma, 17 marzo 2025
Il Coordinamento