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Intelligenza Artificiale e rischi per l’occupazione

Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale (IA) ha influito molto sul mondo del lavoro. Un caso emblematico è quello di Dropbox a fine aprile 2023.

La società californiana di file hosting ha licenziato 500 dipendenti perché l’IA aveva bisogno di un “diverso mix di competenze” da parte degli impiegati.

Situazione simile ha riguardato IBM che ha rimosso 7.800 annunci di lavoro affermando che tali mansioni possono essere svolte dall’IA.

Se sommiamo a questi casi il risultato del report A Future That Works: Automation, Employment and Productivity (McKinsey Global Institute – MGI) secondo cui metà delle attività lavorative potrebbe essere automatizzata entro il 2055, diventa comprensibile la crescente preoccupazione dei lavoratori.

Esempio dell’impatto negativo sull’occupazione dell’IA è la velocità con cui uno strumento di conversazione simulata come ChatGPT si sia diffuso.

ChatGPT, con cento milioni di utenti in due mesi, ha la capacità di riprodurre perfettamente una conversazione umana.

Prodotto da OpenAI è stato destinato al mercato globale, quindi ad essere impiegato in diversi settori: nella formazione, nella consulenza, nello sviluppo software e così via.

Sulla base di tale, versatilità i ricercatori dell’azienda hanno stimato che l’80% delle posizioni lavorative sarebbe stato modificato dall’IA. Il 19% dei ruoli eliminato definitivamente. E il restante 1% cambiato drasticamente.

Nonostante questi dati, è rassicurante il fatto che nel 2013, in occasione dello sviluppo del Deep Learning (tecnica di elaborazione d’informazione basata sull’IA), furono pronosticati risultati simili da Carl Benedikt Frey e Michael Osborne, per i quali il 47% dei posti di lavoro esistenti sarebbe stato spazzato via dall’intelligenza artificiale negli anni successivi. Cosa che non è avvenuta.

Ad oggi, infatti, l’IA non ha ancora sostituito così tanti lavoratori. Tuttavia, per le aziende questa nuova tecnologia rappresenta un fattore di crescita determinante.

La capacità dell’IA di raccogliere ed elaborare grandi quantità di dati la rende utile per sostenere i processi di gestione del personale – dal monitoraggio della produttività dei lavoratori, ai processi di selezione, all’organizzazione, alla formazione.

Grazie alle sue funzioni, l’IA modificherebbe profondamente il mondo del lavoro. I lavoratori dovrebbero adattarsi all’emergere di nuove attività, ma soprattutto a nuovi modelli di organizzazione, interazione e gestione.

Da ciò scaturirebbe il bisogno di nuove figure professionali.

Secondo il Future of Jobs Report del World Economic Forum, infatti, entro il 2025, l’IA contribuirebbe a creare occupazione per 97milioni di dipendenti nel mondo.

Nonostante ciò, i pareri sono contrastanti.

Per uno studio pubblicato dal World Economic Forum di Davos, l’IA rappresenta invece una rivoluzione che comporterà la creazione di 69 milioni di posti di lavoro e allo stesso tempo ne farà scomparire 83 milioni.

Si perderanno 14 milioni di posti di lavoro, pari al 2% di quelli stimati a livello globale.